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TEUTONICHE SCHEGGE – Dall’alcova alla cattedra

É domenica, l’ultima di sole secondo le previsioni meteo, che hanno più l’aria di necrologi, ormai.

Il pacioso U., fratello di B., mi ha mandato in missione alla sua cassetta della posta: lui pensava di andarsene a zonzo per soli 3 giorni, in realtà è in giro da due settimane. Unico corredo: le inseparabili infradito e spero più di qualche cambio di vestito. In effetti, quando varco la soglia di casa, tutto farebbe pensare ad un ritorno immediato: fette di pane verderame disposte quasi alla Pollicino, una birra non del tutto finita lasciata a sorvegliare il pc ancora accesso, il letto disfatto e provato da usi evidentemente non solo canonici.

Guardo e passo, tutta intenta al mio compito. Butto le varie pubblicità di sushi e (poiché siamo a Friedrichshain) di circoli di ostetricia hippy. Eccola, la posta agognata, con tanto di timbro dell’università di Bielefeld. Come da istruzioni telefoniche, apro la busta e ne leggo il contenuto. Bisogna pagare le tasse universitarie. Mentre declamo al pacioso U. (per me è davvero diventato un epiteto quasi omerico) il contenuto, mi incaglio su una parola che mi sembra non c’entrare nulla, un suono alieno.

Leporello”.
“L’iscrizione potrà considerarsi definitivamente compiuta al momento della ricezione del leporello, che le invieremo dopo il pagamento delle tasse del semestre”.

Leporello, mi suggerisce l’onnipresente Wikipedia, era il fedele servitore di Don Giovanni, colui che faceva il palo mentre il padrone si dava da fare per tessere la sua fama nell’alcova. Non solo: il ligio servitore annotava tutte le conquiste del suo instancabile padrone. I numeri non possono competere con la modica cifra richiesta dalle università tedesche (in questo caso, circa 200 €): 1003 donne in Spagna, 640 in Italia, 231 in Alemagna, 100 in Francia e (solo) 91 in Turchia.

Ed ecco svelato l’arcano. Il buon Leporello, per star dietro ai numeri di Don Giovanni, dovette piegare a fisarmonica la carta su cui prendeva nota. Così nelle università tedesche i “libretti” sono pieghevoli, quelli dove si registrano i voti e le ricevute dei vari pagamenti.

E pensare che mi sarei aspettata qualcosa come “fogliettoripiegatoafisarmonicaperleregistrazioni”, il classico lemma straniero-friendly, che cagiona reazione allergiche la cui sintomatologia oscilla fra il mutismo istantaneo, la balbuzie acuta e lo slogamento (talvolta irreversibile) della lingua. Ed invece, stavolta i mangiacrauti sono andati a prendersi un preziosismo addirittura sulle scene dell’opera, per trascinarlo dalle intimità dell’alcova alle austere cattedre accademiche.

Come a dire: una vera sentinella linguistica non ha mai requie, nemmeno di domenica. E proprio come Leporello, deve starsene sempre all’erta, perché c’è sempre da prender nota.

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