Un film racconta la DDR a bordo di uno skate

Questa è Berlino Est, non la California. Mette le cose in chiaro, a partire dal titolo, Martin Persiel, direttore del film-documentario “This ain’t california”, in uscita in questi giorni nei cinema. La pellicola racconta la storia di tre adolescenti che attraversano la DDR a bordo di uno skateboard, sia in senso spaziale, sia in senso politico-temporale.

Attraverso la storia dei tre giovani, seguiti dall’infanzia negli anni ’70 all’adolescenza rabbiosa negli anni ’80, infatti, Persiel analizza i movimenti sovversivi presenti nella Repubblica Democratica Tedesca, in particolare quelli legati al divertimento e proibiti dal regime.

© Harald Schmitt

La caduta del Muro, nel 1989, è il punto di svolta del film: un avvenimento che cambia la vita dei tre protagonisti per sempre e si ripercuote sulla loro esistenza fino ai giorni nostri. «In novanta minuti», si legge sul sito ufficiale del documentario, «vediamo la DDR più chiaramente, più nitidamente». La sottocultura dello skateboard è l’espediente per raccontare le trasformazioni più nascoste di quella società.

Il film interseca rarissimi filmati d’epoca, animazioni e le testimonianze dei ragazzi diventati ormai adulti, raccolte nel 2011. Il filo conduttore, ovviamente, è lo skating inteso come forma di ribellione, come tensione verso la libertà: «Le strade della DDR non erano fatte per giocare», ricorda uno dei protagonisti.

“This ain’t California” mostra, forse per la prima volta, una generazione unica e dimenticata, quella degli adolescenti durante gli ultimi anni del regime sovietico, attraverso una chiave narrativa molto comune: quella dell’amicizia, coltivata nonostante tutto e tutti.