Berlino chiama Unesco: proposti tre nuovi “Patrimoni”
La Markgräfliche Oper di Bayreuth, cittadina della Baviera Settentrionale, è uno dei più bei teatri barocchi in Europa. Costruito nel XVIII secolo, ospita ogni anno un importante festival musicale dedicato alla figura di Richard Wagner. Dall’estate 2012, il teatro è ufficialmente Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco: è il 37esimo sito tedesco (l’Italia ne ha dieci in più) ad entrare nella prestigiosa lista dell’organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, il che rende la Germania come uno dei Paesi più rappresentati al mondo.
Quanti di questi sono a Berlino? Soltanto tre. Ad aprire la strada all’ambito riconoscimento internazionale fu Potsdam, che nel 1990 si vide riconosciuti i suoi parchi e palazzi, tra cui il celebre Castello di Sanssouci, come Patrimonio dell’umanità. “Il complesso di edifici e di parchi di Potsdam forma un’unica entità artistica, la cui natura eclettica rinforza il suo senso di unicità”, spiega il sito dell’organizzazione. Seguì l’Isola dei Musei, nel 1999, primo monumento riconosciuto situato nel cuore della capitale tedesca. “I cinque musei, costruiti tra il 1824 ed il 1930”, si legge ancora, “sono la realizzazione di un progetto visionario e mostrano l’evoluzione degli approcci al design dei musei nel corso del ventesimo secolo”.
L’ultimo arrivo, tra i siti berlinesi riconosciuti dall’Unesco, sono stati sei gruppi di edifici costruiti tra il 1913 ed il 1931 conosciuti con il nome di Residenze in stile moderno di Berlino (il nome è stato dato dall’associazione stessa al momento della patrimonizzazione, avvenuta nel 2008). Dislocati in vari quartieri cittadini, i palazzi sono stati realizzati da architetti diversi: Bruno Taut, Walter Gropius e Martin Wagner sono i più conosciuti. “Queste proprietà testimoniano le innovative politiche di alloggio sociale sviluppate durante la Repubblica di Weimar, quando Berlino era particolarmente progredita socialmente, politicamente e culturalmente”. I sei edifici, secondo l’Unesco, “sono un magnifico esempio del movimento di riforma edilizia che ha contribuito a migliorare le condizioni di vita delle persone con i redditi più bassi”.
Berlino, però, non si accontenta. Attraverso il lavoro del Berliner Komitee für UNESCO-Arbeit, la capitale tedesca vorrebbe sottomettere al giudizio dell’Organizzazione alcune nuove proposte. In particolare, tra i siti più “spendibili”, ci sono due luoghi che, tramite la loro architettura, sono diventati simboli della Berlino divisa: la Karl-Marx-Allee ed il quartiere di Hansaviertel. La prima, una via che collega Mitte e Friedrichshain, raccoglie alcuni dei più grandi esempi di edifici in stile DDR ancora visibili a Berlino. L’immutato fascino austero del classicismo socialista, unito alla storia di un’arteria importante anche a livello politico (dal’ 49 la strada era stata chiamata Stalnallee), rende la Karl-Marx-Allee uno dei luoghi più importanti di Berlino Est. La seconda è la “risposta occidentale” alla via appena descritta: si tratta di un quartiere raso al suolo durante la seconda guerra mondiale e ricostruito nel ’57, con il ruolo di “progetto-vetrina” di Berlino Ovest, contrapposto proprio alla Karl-Marx-Allee: Hansaviertel, appunto (vedi foto in alto).
La terza proposta sarebbe il Cimitero Ebraico del Weissensee, che con oltre 115.000 lapidi disposte su 40 ettari di terreno è il più grande d’Europa. Lì, tra tombe più e meno famose – sono qui sepolti il pittore Lesser Ury, l’editore Samuel Fischer ed il fondatore di Hertie, Hermann Tiet – sorge anche un memoriale per gli ebrei dell’Olocausto. Il luogo, dall’aura magica, è forse uno dei posti più affascinanti della città: se non l’avete ancora visto, andateci. Ma non tutti sono d’accordo: secondo Gunnar Schupellius, sempre polemico caporedattore di BZ, a meritare una chance sarebbe anche il Castello di Charlottenburg che, con il relativo parco, è uno dei luoghi storici meglio conservati di tutta Berlino.