OPINIONI DI UN FREELANCE – La mia incursione al concerto dei Crocodiles
La crisi non lascia scampo. Viene nominata sui titoli dei giornali, analizzata nei programmi televisivi, descritta nei libri. Chi si informa ogni giorno rischia di essere sommerso da questa mole di opinioni, cifre e mantra che vengono ripetuti da politici e giornalisti. Di tanto in tanto, è necessario staccare la spina. Non per chiudere gli occhi e dimenticare, ma per concedersi un pò di tempo per riflettere in pace.
Con questo spirito mi sono recato ieri sera al concerto che i Crocodiles e gli Smart Cops hanno tenuto al Bi Nuu, locale molto interessante per quanto riguarda la scena indie-rock internazionale. L’occasione era ghiotta: i Crocodiles sono un nome importante della scena lo-fi, che negli ultimi anni ha riportato ai fasti del passato un rock melodico permeato da venature noise, del quale i Jesus and Mary Chain sono stati gli indiscussi inventori. Fondati da Brandon Welchez e Charles Rowell dalle ceneri delle precedenti band punk Some Girls e The Plot to Blow Up the Eiffel Tower, i Crocodiles presentavano ieri sera il loro terzo album, che segue quel “Sleep Forever” che li ha fatti entrare di diritto nella rosa dei gruppi garage-pop proveninenti dalla West Coast. Ad arricchire la serata ci ha pensato l’algida presenza di Dee Dee, front girl della band lo-fi Dum Dum Girls, che dopo un interessante dj set è salita sul palco per accompagnare con la sua voce eterea i vocalizi dell’amato Brandon. Ma prima dello show dellla band di San Diego i numerosi partecipanti alla serata hanno avuto modo di svegliarsi dal loro torpore, tipicamente indie, grazie alla notevole performance dei nostri portabandiera Smart Cops.
“You know, the cops are stupid. So are we”: queste parole, pronunciate dal cantante Nicolò Fortuni racchiudono l’anima più profonda (se così si può definire) della band. Lo show degli Smart Cops è una manganellata punk che lascia allibita la platea, non abituata ad una simile violenza di esecuzione. D’altronde, a leggere la biografia dei memebri della band, non stupisce affatto l’intensità che gli Smart Cops riescono a mettere sul palco, dove sono a loro agio come dei leoni nella savana. Mezz’ora di concerto senza pause, nella quale i quattro ragazzi (chiodo, occhiali da sole, pantaloni neri a strisce rosse stile sbirro cattivo) danno vita ad un tornado sonoro che unisce la semplicità del punk stile ’77 con la violenza dell’hardcore degli anni ’90. Le premesse ci sarebbero tutte, il pogo non parte solo perchè gli indie-ragazzi hanno paura di stropicciare i loro vestiti eleganti o di scompigliare le loro acconciature ricercate: nessun rancore, vanno capiti. In ogni caso, è stato un vero piacere vedere una band italiana la quale, se in studio tende a ricordare fin troppo band già note (una su tutti: gli Hives dei primi tempi), dal vivo è capace di mostrare un’intensità di esecuzione che non si vedeva da tempo.
Svegliato dagli Smart Cops, il pubblico era pronto per lo show dei Crocodiles, che come al solito non hanno deluso. Con i loro tipici muri sonori ed una scaletta che, nonostante il comprensibile affollamento di pezzi tratti dall’ultimo album Endless Flowers (in uscita il prossimo 4 Giugno e registrato interamente a Berlino), non ha disdegnato incursioni nel passato più felice della band, sia prossimo (Sleep Forever, Mirrors, Hearts of Love) che remoto (Summer of Hate, I Wanna Kill), i Crocodiles hanno presentato uno show ricco di spunti interessanti. Se i brani già noti sono stati eseguiti in modo più che soddisfacente, sono i nuovi pezzi ad aver piacevolmente impressionato il sottoscritto. Il soggiorno a Berlino ha infatti riportato la band alle sue radici, legate al punk, a scapito della sua anima più eterea e psichedelica, che ha sempre fatto parte della temperie musicale californiana. Pur non disdegnando momenti di inondazione sonora, e restando ben lontani dagli eccessi dei Plot To Blow Up the Eiffel Tower, i Crocodiles hanno sfornato dei pezzi punk-pop di ottima fattura, che con le loro melodie malinconiche squisitamente retrò hanno cullato il pubblico verso la fine della serata. Il bis (I Wanna Kill), con tanto di stage diving del buon Brandon, è stato l’acuto di una serata memorabile, contrassegnata da ottima musica, una buona atmosfera e qualche birra di troppo.
Questo articolo è tratto dal blog: Germania – opinioni di un freelance